Incontro 11 novembre

LA SCELTA DELLA CROCE

 

Dal Vangelo di Luca

35 Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo: «Ha salvato altri, salvi sé stesso, se è il Cristo, l’Eletto di Dio!» 36 Pure i soldati lo schernivano, accostandosi, presentandogli dell’aceto e dicendo: 37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!» 38 Vi era anche questa iscrizione sopra il suo capo: QUESTO È IL RE DEI GIUDEI. 39 Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» 40 Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? 41 Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male». 42 E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!» 43 Gesù gli disse: «Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso». (Lc. 23, 35-43)

 

 

Cristo è il Re dell’universo, e il Vangelo di questa domenica ci presenta la regalità di Gesù, il suo principio di salvezza.

Dall’alto della sua croce, il suo trono di Gloria, il Signore compie il giudizio di Dio sui nemici: perdona e dona il Regno ai malfattori.

Ecco la contraddizione forte, il senso vero e profondo di come Gesù è il re, e di qual è la salvezza che porta a ciascuno di noi.

È un re che esercita la sua libertà nel servire, è un re che manifesta il suo unico potere donandosi, con un amore che ama sino alla morte. 

La sua salvezza non è quella che si attende l’uomo, ma è quella di un Dio che si fa condannare alla nostra stessa pena, pur di stare con noi.

Lui è il re. Ma un re che come aveva già detto nelle Beatitudini (6,20-38) è povero, affamato, piangente, odiato, bandito, insultato e respinto, ma che ha il coraggio di amare i nemici, fare loro del bene, benedirli, intercedere per loro, resistendo al male portandolo, donando agli altri la salvezza che ognuno vorrebbe per sé.

Questa sua regalità rivela la grazia e la misericordia di Dio; Egli è il Figlio uguale al Padre, che non giudica e condanna, perdona e dona la vita per i fratelli…per noi.

Gesù è testimone dell’amore del Padre per tutti i suoi figli… e apre a noi il suo Regno.

La sua croce, subita ingiustamente è la giustificazione per tutte le ingiustizie, salvezza del mondo, rivelazione e vicinanza di un Dio che è Amore Gratuito, che nella sua misericordia si fa vicino, prossimo all’uomo, ad ogni uomo che vive con il suo peccato.

 

Salvi se stesso” è il rimprovero fatto a Gesù sul Golgota. E rappresenta la suprema aspirazione di ogni uomo che, mosso dalla paura della morte, cerca di salvarsi da essa ad ogni costo, mettendo in atto ogni strategia di potere e di apparire. Ma è proprio quest’ansia di vita che genera l’egoismo, la vera e più tremenda morte dell’uomo come figlio di Dio.

Gesù non ci libera dalla morte, ma dalla paura di essa, che rischia di avvelenarci per tutta la vita. “Il pungiglione della morte è il peccato” si legge nella lettera ai Corinzi (1Cor 15,56); il peccato è quella menzogna che ci ha tolto la conoscenza di Dio come amore, e ci impedisce di accettare di essere amati totalmente da lui e per lui.

Per questo temiamo l’incontro con lui come la nostra morte, e viviamo da schiavi di quest’angoscia per tutta la vita. Lui ce ne libera, offrendoci la sua amicizia, standoci vicini fin nella morte, liberandoci da quel pungiglione “riducendo all’impotenza colui che della morte ha il potere, il diavolo, liberando così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.” (Eb 2,4s)

Con la sua uccisione, non capitata accidentalmente ma abbracciata per amore, Gesù è Cristo e Figlio di Dio, messia e Signore, salvatore di tutti.

 

Lasciamoci allora avvolgere e conquistare da questo Folle Amore che non si vuole imporre, ma lasciando a ciascuno la libertà di accoglierlo, di farlo penetrare fin nelle profondità del nostro essere, ci dona la possibilità di rinnovarci continuamente, diventando Creature Nuove, non perché diverse da quello che siamo, ma plasmate da questo suo Amore, troviamo il coraggio di incamminarci lungo la strada di Verità di ciò che siamo chiamate a diventare.

(Sr. Fabi)

 

 

Per la preghiera, questa volta, prendete la bibbia e meditate sul Salmo 22: “Dio mio Dio mio, perché mi hai abbandonato…”